Il ruolo del designer sta attraversando la trasformazione più significativa degli ultimi vent’anni. Non è solo una questione di nuovi strumenti, ma di un nuovo modo di pensare: l’AI non accelera soltanto i processi, ridisegna il perimetro stesso del lavoro creativo, spostando il valore dall’esecuzione alla visione strategica.

Questo solleva domande decisive: cosa distingue un designer che resta rilevante da uno che viene superato? Quali competenze diventano centrali quando la parte operativa è condivisa con la macchina? E come si costruisce un workflow in cui l’AI non sostituisce, ma potenzia il contributo umano?

In questo articolo analizziamo come la professione sta cambiando nel 2025, quali sfide porta con sé e quali opportunità emergono per chi sceglie di evolvere. Una guida pensata per designer, team creativi e aziende che vogliono integrare l’AI in modo consapevole come componente chiave della crescita.

1. Da esecutore a direttore creativo-strategico

Come l’AI sta ridisegnando il processo creativo

Per anni il lavoro del designer è stato scandito da fasi operative intense: ideare, sviluppare, rifinire. Un ciclo continuo che richiedeva tempo e un livello costante di attenzione. Oggi questo equilibrio non esiste più. Secondo un’analisi di Motel Design, gli strumenti di generative AI ormai generano proposte progettuali e varianti in pochi secondi, producendo una quantità di alternative che prima richiedeva giornate di lavoro.

Questa accelerazione trasforma naturalmente il ruolo del designer. Quando la macchina alleggerisce la parte più ripetitiva, il valore professionale si sposta su ciò che nessun modello può replicare: dare una direzione, costruire un’intenzione, interpretare un bisogno. Non si tratta più solo di realizzare un output, ma di capire perché quell’output debba esistere e come si inserisce nella strategia complessiva di un progetto.

Il vero salto è questo: il design diventa un processo fondato sulle decisioni, non sulle operazioni. Chi resta concentrato solo sul “fare” rischia di trovarsi fuori fase rispetto a un settore che ora premia la capacità di guidare e orchestrare la creatività, non di eseguirla manualmente.

Le idee superate che frenano l’evoluzione del designer

Molti designer continuano a credere che la parte manuale sia la componente più preziosa del loro lavoro. Ma oggi quella parte è facilmente automatizzabile e non rappresenta più l’elemento distintivo. Il Times of India evidenzia chiaramente che l’AI non sostituisce la figura creativa: la potenzia, liberandola dal peso della ripetizione e permettendole di dedicare energie alle scelte strategiche.

Un’altra idea da abbandonare è che “basta usare l’AI” per considerarsi aggiornati. L’AI non è un semplice tool: richiede un nuovo modo di leggere il contesto, prendere decisioni, interpretare segnali deboli. È qui che emerge il vero valore del designer: nella capacità di dare senso, non nella capacità di generare output.

Cosa significa evolvere come designer oggi

Evolvere significa cambiare posizione dentro al processo creativo. Non più “chi produce”, ma “chi guida”. Significa progettare workflow intelligenti, definire criteri, governare la creatività generata dall’AI e integrare la tecnologia nelle fasi in cui davvero può amplificare l’impatto del lavoro umano.

In sintesi: l’AI accelera, amplifica, estende. Ma sei tu a stabilire la direzione. Il valore del designer non sta più nella quantità di lavoro svolto, ma nella qualità delle decisioni.

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2. Workflow ibridi uomo + AI: come lavorano insieme

I trend che stanno plasmando questo nuovo modo di creare

I team di design stanno integrando l’AI con un ritmo sempre più naturale. Secondo il rapporto State of AI in Design, l’AI è diventata fondamentale nelle fasi iniziali: generazione di concept, varianti, analisi di insight e comportamenti utente. Non si tratta solo di velocità: si tratta di espandere la capacità immaginativa.

Una ricerca pubblicata su arXiv evidenzia come i designer percepiscano l’AI come partner creativo nella fase divergente, quella dell’esplorazione. L’AI interviene come generatore di stimoli, mentre nelle fasi di definizione e rifinitura, dove stile e coerenza contano, la guida resta umana.

Un secondo studio, anch’esso su arXiv, sottolinea la crescita di strumenti che prevedono l’efficacia di un design. L’AI non solo produce idee, ma offre modelli predittivi sul loro potenziale impatto.

I fraintendimenti sul lavoro con l’AI che ti fanno perdere opportunità

  • L’AI non può fare tutto: genera, ma non sente contesto, intenzione, sensibilità.
  • Integrare tool non significa innovare: senza nuovi processi, si rimane fermi.
  • Ignorare i dati è il rischio maggiore: design e analisi ora sono inseparabili.

Come si traduce tutto questo nel lavoro quotidiano

Usare l’AI richiede nuove competenze: saper formulare prompt chiari, filtrare ciò che la macchina produce, definire criteri e metriche. Il workflow efficace è questo: AI per esplorare, designer per selezionare e rifinire.

Il risultato è un vero workflow ibrido, in cui la macchina estende le possibilità e l’essere umano dà senso, direzione e coerenza.

3. Nuove competenze e mindset del designer 2025

Negli ultimi anni il design si è spostato sempre più verso un mix di creatività, tecnologia e capacità analitica. Chi vuole restare rilevante deve ampliare il proprio raggio d’azione.

Skill emergenti

  • Prompt engineering creativo: la qualità del prompt determina la qualità dell’idea.
  • Interpretazione dei dati: dati + creatività = design più efficace.
  • Collaborazione multimodale: dialogo tra designer, data scientist, AI engineer.
  • Etica, bias e responsabilità: il designer deve garantire inclusività.
  • Strategia visiva e storytelling: l’AI genera immagini, non narrazioni.

Opponente ragionevole: “Non serve cambiare tanto”

Potresti pensare: ‘Il mio lavoro funziona, perché dovrei cambiare?’
Il punto è che l’AI sta spostando il valore del design. Non sta togliendo posti, ma sta cambiando le aspettative: ciò che prima era considerato ‘abilità’ ora è percepito come ‘automatizzabile’. Se il tuo contributo è solo operativo, rischi di essere paragonato a strumenti che fanno le stesse cose più velocemente. 

La differenza non sarà più nell’esecuzione, ma nella visione, nella capacità di decidere e di dare una direzione al progetto.

Azione concreta per te

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4. Come organizzare il tuo team o workflow oggi

Integrare l’AI significa rendere il processo più intelligente e più rapido, non più complicato.

  1. Audit degli strumenti – Valuta quali tool AI utilizza il team, come si inseriscono nel flusso attuale e quali limiti comportano. Senza una mappa chiara dei tool, è impossibile capire dove intervenire o migliorare.
  2. Definizione dei ruoli:
    • Il designer guida brief, visione creativa, coerenza stilistica.
    • L’AI supporta esplorazione, generazione varianti, prototipi e analisi rapide.
    • Il team dati/UX porta insight concreti su utenti, comportamenti e metriche. Chiarezza nei ruoli = meno frizioni e più qualità nelle decisioni.
  3. Micro-iterazioni rapide – Usa l’AI per ampliare velocemente lo spazio delle possibilità, poi seleziona manualmente ciò che ha senso e rifinisci con cura. Piccoli cicli continui battono le grandi revisioni tardive.
  4. Governance creativa – Definisci regole sull’uso dell’AI: tutela del copyright, gestione dei dataset, originalità degli output, responsabilità finale. Una buona governance protegge il brand e il processo creativo.
  5. Formazione continua – L’evoluzione non è opzionale. Prevedi spazi dedicati per testare nuovi tool, condividere best practice e aggiornare le competenze del team. Design + AI implica un apprendimento costante.
  6. Misurazione e apprendimento – Non fermarti a valutare se un output “sembra bello”. Chiediti: funziona? Raggiunge l’obiettivo? Rispecchia le esigenze dell’utente? Un buon workflow trasforma ogni progetto in un ciclo di apprendimento.

5. Guardando al futuro: evoluzioni da tenere d’occhio

  • Il designer-facilitatore – regista creativo in tempo reale.
  • Design adattivo e dati in streaming – interfacce fluide basate su contesto.
  • Etica come competenza creativa – bias, copyright, trasparenza.
  • Co-creazione con gli utenti – piattaforme collaborative AI-driven.
  • Dall’esecuzione alla visione – valore nella direzione, non nell’operatività.

Quindi?

L’AI non sostituisce i designer: accelera chi sa usarla con visione e mette in difficoltà chi la interpreta come un semplice “strumento in più”. Il valore reale oggi non è nell’esecuzione, ma nella capacità di prendere decisioni migliori, più rapide e più fondate. La tecnologia amplia lo spazio creativo, ma la direzione resta umana.

È lo stesso approccio che adottiamo in Leviathan: utilizziamo l’AI per potenziare processi, intuizioni e strategia, non per comprimere la creatività. Automatizziamo ciò che non richiede visione e investiamo energia dove conta davvero: idee, coerenza, storytelling, impatto sul brand.

Se lavori nel design o guidi un team creativo, questo è il momento di farti le domande giuste: quali parti del tuo workflow possono essere elevate dall’AI? Quali competenze diventano centrali proprio perché la macchina non può replicarle? E qual è la visione che ti distingue davvero?

Chi riesce a rispondere a queste domande oggi, sarà quello che guiderà il design di domani.

Vuoi capire come integrare davvero l’AI nei tuoi processi creativi? Possiamo lavorarci insieme.

Ready to shake things up?

In un mercato che cambia alla velocità dell’AI, le aziende non hanno bisogno solo di strumenti, ma di un partner che sappia dare una direzione chiara e costruire brand che durano nel tempo.


Noi di Leviathan siamo una marketing company tech-powered: AI, automazione e dati si fondono con creatività e design, per trasformare l’attenzione in crescita reale. Non ci limitiamo a gestire campagne: costruiamo customer journey che convertono e brand vivi che parlano al futuro.

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