Molti si chiedono se la SEO abbia ancora senso in un mondo dominato dall’intelligenza artificiale, dalle risposte immediate in SERP e dalla ricerca conversazionale. La domanda è legittima. E merita una risposta fondata su dati e visione strategica, non su percezioni superficiali.

La risposta è chiara: la SEO non è morta. Si è trasformata. E chi non si evolve rischia di scomparire dal mercato digitale.

Perché la SEO non è morta, in breve

Il traffico organico resta centrale

Nonostante la crescita dei motori AI-first, Google continua a coprire oltre il 90% delle ricerche globali. La ricerca organica rimane una delle principali fonti di traffico, conversioni e visibilità per brand e aziende, soprattutto in settori competitivi. Lo vediamo in primis sui nostri clienti, dove la SEO continua a crescere negli anni nonostante i cambiamenti.

I principi della SEO sono ancora validi

Indipendentemente dai nuovi strumenti, continuano a contare qualità dei contenuti, rilevanza rispetto all’intento, struttura tecnica, performance del sito, esperienza utente e autorevolezza del dominio. L’AI non ha cancellato questi fattori: li ha resi più importanti.

Le risposte in SERP non eliminano il valore della SEO

È vero che molte ricerche terminano senza click. Le zero-click searches nel 2025 oscillano tra il 60% e l’80%, a seconda del settore. Ma ciò non indica la fine della SEO. Significa che il valore si sposta: non più solo sul click, ma sulla visibilità, sull’autorevolezza e sulla capacità di diventare la fonte che i motori e le AI scelgono per alimentare le risposte.

Perché molte aziende credono che la SEO sia morta?

La distorsione del dato zero-click

Se gli utenti cliccano meno, molti deducono che la SEO non funzioni più. In realtà, ciò che cambia è il modo in cui si distribuisce il valore: non solo dai click, ma dalla presenza strategica nella pagina dei risultati e nella risposta stessa.

Le tecniche “vecchia scuola” non funzionano più

Keyword stuffing, articoli superficiali, backlink non qualificati: tutto ciò che funzionava dieci anni fa è oggi irrilevante o dannoso. La SEO è diventata un’attività matura, complessa e strategica.

Troppo rumore competitivo

La diffusione di tool AI ha moltiplicato la quantità di contenuti online, creando un livello di rumore altissimo. Emergere oggi richiede strategia, identità di brand, profondità e un approccio sistemico.

La nuova SEO nel 2026: come funziona davvero

1. Intent e qualità come fondamento

Nel 2026 Google, Search AI e tutti i motori generativi non premiano più “contenuti ottimizzati”, ma contenuti utili. La differenza è enorme.

Non basta più centrare una keyword: bisogna risolvere l’intenzione dell’utente meglio di chiunque altro.

Cosa significa nella pratica

Un contenuto di qualità deve rispondere a tre criteri misurabili:

  1. Completezza
    Risponde davvero a tutte le domande implicite dell’utente?
    L’utente deve uscire dall’articolo con zero dubbi.
  2. Profondità
    Il contenuto porta insight che un’AI generalista non può generare?
    In altre parole: offre “esperienza” prima che testo?
  3. Contesto
    Collega il tema a dati, casi, esempi concreti, framework decisionali.
    Google e i motori AI premiano chi porta interpretazione, non solo informazione.

2. Performance, UX e credibilità come ranking factor

Dal 2024 in poi, Google ha reindirizzato una fetta significativa dei segnali di ranking verso esperienza e credibilità. Oggi le metriche che contano non sono “tecniche” ma “percepite”.

Le tre metriche UX che contano più di tutte nel 2026

  1. Interaction-to-Action Ratio (IAR)
    Quanti utenti che interagiscono compiono un’azione concreta?
    È un indicatore di qualità + UX + chiarezza.
  2. First Meaningful Navigation (FMN)
    Quanto velocemente l’utente trova esattamente ciò che cerca?
    Più è basso, più aumentano ranking e conversioni.
  3. Sense of Credibility (SOC Score)
    Valutazione qualitativa: l’utente percepisce il brand come credibile?
    Segnali che la influenzano: tono, struttura, testimonianze, design, chiarezza, trasparenza.

Nel 2026 Google premia i siti che gli utenti percepiscono come “seri e utili”.

Ready to shake things up?

Checklist operativa per il 2026

  • Opinioni di esperti e firme reali
  • Proof (case study, dati, esperienze)
  • Struttura chiara, leggibile
  • Performance e velocità impeccabili
  • Design non generico (no IA indistinta → penalizzazione percettiva)

3. Ottimizzazione per AI Search (GEO: Generative Engine Optimization)

Questo è il tema più nuovo – e quello che, se capito, porta vantaggi enormi.

Cosa vogliono i motori AI (in modo misurabile)

  1. Contenuto strutturato logicamente
    I Large Language Models devono capire gerarchie, relazioni e dipendenze concettuali. Se il contenuto è confuso, non viene usato. Ti consigliamo di impostare un file llms.txt se non l’hai già fattonel caso ti aiutiamo noi.
  2. Passaggi chiave espressi in modo sintetico
    Non troppo lunghi, non troppo corti: frasi ad alta densità semantica.
  3. Autorità verificabile
    La AI preferisce contenuti con segnali di affidabilità: nomi, ruoli, fonti, casi.
  4. Pattern ricorrenti
    Se pubblichi un solo articolo autorevole, sei dimenticabile.
    Se costruisci cluster verticali, diventi “fonte”.

4. Architettura dei contenuti e brand authority

Il 2026 segna la fine del “content volume wins” e l’inizio del content architecture wins. Il modo in cui organizzi i contenuti vale più della quantità prodotta.

Come Google e le AI leggono un sito oggi

  1. Capiscono i cluster tematici
  2. Capiscono la profondità di copertura
  3. Capiscono la coerenza interna
  4. Capiscono il ruolo del brand in quello spazio informativo
  5. Capiscono l’autorevolezza percepita degli autori

Diventa fondamentale capire come scrivere i contenuti, in modo che siano sempre utili per l’utente ma anche facilmente digestibili dalle AI.

5. Valutazione basata sul valore, non sui ranking

Questo è il punto fondamentale.

Nel 2026: rankare non basta. Convertire sì.

La SEO moderna va misurata su:

  1. Traffico con intenzione reale
    Non volume → valore.
  2. Conversioni assistite e attribuite
    Quanto la SEO influenza decisioni, non solo ultimi click.
  3. Engagement e profondità di navigazione
    Gli utenti trovano ciò che cercano? Restano? Interagiscono?
  4. Incremento di brand demand
    Crescono le ricerche branded del tuo nome?
    Se sì, la SEO funziona.
  5. Riduzione dei costi d’acquisizione (CAC)
    L’organico, quando funziona, abbassa il costo complessivo del marketing.
    Questa è la metrica che interessa ai CEO.

Metrica chiave del 2026: Organic Revenue Impact (ORI)

Una sola domanda: quanto fatturato in più stai generando grazie al traffico organico?

È la metrica che differenzia i SEO veri dagli ottimizzatori di testo.

Il punto di vista di un SEO Specialist

La SEO intesa come semplice ottimizzazione per Google è finita. Ma la SEO vista come disciplina strategica – che unisce contenuti, dati, UX, architettura informativa e brand – è più rilevante che mai.

Oggi un SEO Specialist deve:

  • interpretare l’intento umano e quello algoritmico;
  • produrre contenuti che risolvono problemi, non che riempiono pagine;
  • progettare strutture informative robuste e navigabili;
  • considerare visibilità su più motori e piattaforme;
  • misurare il successo come valore economico, non come posizionamento statico.

L’IA non sostituisce la SEO: obbliga la SEO a diventare adulta.
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Ready to shake things up?

In un mercato che cambia alla velocità dell’AI, le aziende non hanno bisogno solo di strumenti, ma di un partner che sappia dare una direzione chiara e costruire brand che durano nel tempo.


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